Consigliera comunale a Bolzano e Referente per i richiedenti asilo e rifugiati
Consigliera comunale a Bolzano e Referente per i richiedenti asilo e rifugiati
A tutti i ragazzi e ragazze a cui il Ministro Salvini vuole ‘insegnare un po’ di educazione’ reinserendo il servizio di leva obbligatorio, proponiamo invece corpi civili di pace, un servizio civile più retribuito, maggiori incentivi per un anno all’estero a conoscere e ad arricchirsi di altre culture, a lavorare nella cooperazione e solidarietà internazionale, a diventare operatori di pace, mediatori e mediatrici di conflitti. Ai valori identitari, nazionali, di sovranità contrapponiamo i valori della pace, della convivenza, della solidarietà, dell’anti razzismo.
Chiara Rabini
Verdi Grüne Vërc
Bolzano, 13 agosto 2018
Il 10 aprile la Presidenza del Consiglio comunale di Bolzano ha programmato l’Audizione sull’attività della Referente per i richiedenti asilo e rifugiati sul territorio cittadino.
Durante l’Audizione ho presentato la relazione RELAZIONE REFERENTE CONSIGLIO COMUNALE 10.04.2018 sulla mia attività in qualità di Referente nel periodo 25 ottobre 2016 – marzo 2018.
La relazione, dopo una breve introduzione sul sistema di accoglienza nazionale e provinciale, descrive il sistema a livello comunale, dagli attori istituzionali alle numerose associazioni di volontariato e umanitarie, i principali fatti accaduti nel periodo di riferimento, dall’Accordo Alfano Kompatscher sui fuori quota, la chiusura del Brennero, Bolzano città di transito e di confine, le morti sui binari, le persone rimaste fuori accoglienza, la pressione nel Consorzio dei Comuni del Sindaco Caramaschi e Assessore Repetto per una equa e sostenibile distribuzione sul territorio provinciale dei richiedenti asilo e rifugiati fino alla novità dell’apertura dei Comprensori e Comuni allo SPRAR, le gravi criticità dell’approccio emergenziale cittadino, le persone “fuori quota” e per la strada, l’emergenza freddo, gli incontri in Comune, le iniziative e i progetti avviati, le proposte.
La relazione si conclude con un ringraziamento a tutte le persone con cui ho collaborato e che ho incontrato in questo periodo e di cui ho apprezzato umanità e competenze, dai molti volontari e volontarie delle associazioni cittadine, agli operatori e operatrici, enti gestori e servizi cittadini, i gruppi consiliari, i Verdi di Bolzano, l’Assessore alle Politiche Sociali e la Ripartizione IV del Comune.
Gravi, violenti, disumani gli episodi di Macerata che ci lasciano inorriditi. Condoglianze alla famiglia della vittima e vicinanza ai 6 cittadini di origine straniera feriti dalla sparatoria e alla città (di pace) sconvolta dai fatti.Ai fatti si aggiungono gli innumerevoli messaggi e post violenti, gravissimi, irresponsabili che volano nella rete nella totale indifferenza, in una escalation che deve essere bloccata e che provoca una narrazione sempre più tossica del fenomeno dell’immigrazione.
Chi da più parti cerca in ogni modo di prevenire e placare le rischiose tensioni sociali cercando di diffondere solidarietà e inclusione viene additato come buonista, ideologico, e in più, addirittura colpevole del grande fenomeno globale delle im/migrazioni.
Fenomeno che vede solo una piccolissima parte (2%) dei profughi a livello globale giungere in Europa scappando da guerre, dittature, cambiamenti climatici, politiche finanziarie e economiche locali e internazionali incoerenti e ingiuste e da forti disuguaglianze.
Per combattere e bloccare l’odio e violenza innescato contro il fenomeno dell’immigrazione ci vuole coraggio e un più forte e chiaro sostegno culturale e politico a tutte quelle forze che da più parti e in diverse forme credono in un’educazione e formazione non violenta, che lavorano quotidianamente per una maggior inclusione, una migliore convivenza nelle nostre società multiculturali e che si battono contro razzismo, xenofobia e discriminazioni.
Chiara Rabini
Consigliera comunale
Bolzano, 4.2.2018
Nella giornata mondiale del rifugiato e del migrante, ancora una vita spezzata a Bolzano, lungo i binari della rotta del Brennero.
Continuano a salire nelle ultime settimane le vittime che si aggiungono a quelle degli ultimi due anni nella nostra Provincia.
“Irregolari”, richiedenti protezione internazionale, famiglie con bambini, “invisibili” che passano silenziosi e disperati per le nostre città rischiando o perdendo la vita a pochi chilometri dai nostri invalicabili confini che speravano di oltrepassare per un futuro migliore.
Le morti a cui assistiamo ci fanno purtroppo conoscere i drammi e le storie dei migranti più da vicino, si cerca di dare un nome, un volto, una storia, di avvisare i famigliari, di rimpatriare il corpo.
Si aggiungono a quelle del Mediterraneo, morti che a molti appaiono lontane, ma che sono molto più vicine di quanto pensiamo, anche in termini di responsabilità.
30 mila negli ultimi 15 anni; la metà solo negli ultimi quattro anni. Nel 2014 sono decedute in mare tentando di raggiungere i paesi europei 3.528 persone, nel 2015 3.771 persone; nel 2016 5.096; nel 2017 3.081. Una catastrofe umanitaria.
Nel lungo periodo solo l’abolizione della Legge Bossi-Fini, l’introduzione di meccanismi di accesso regolari e di permessi di ricerca lavoro, un meccanismo unico di asilo europeo che eviti il criterio del paese di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio potranno vedere migliorare l’attuale situazione nel nostro paese.
A livello globale potranno servire solo politiche di aiuto allo sviluppo coerenti che mettano in primo piano il rispetto dei diritti dei migranti e lo sviluppo dei paesi, e non un semplice blocco dei flussi in condizioni umane inaccettabili.
Nel breve periodo solo più investimenti in termini di risorse umane adeguatamente formate, misure di sostegno a tutti gli attori coinvolti nella gestione dei flussi migratori e una forte volontà politica per la ricerca di soluzioni, potranno garantire un maggiore monitoraggio e un’adeguata assistenza e accoglienza dei migranti presenti nel nostro paese o in transito.
Per la problematica dei futuri numerosi “irregolari” con diniego della richiesta di asilo o protezione si dovrebbe prevedere di valutare caso per caso il riconoscimento del permesso di soggiorno per comprovata integrazione; perché risulta pressoché mpossibile e non sostenibile il rimpatrio di tutti i diniegati.
14.1.2018
La famiglia di profughi di Abdullah e i suoi tre fratellini, giunta a Bolzano dalla Svezia che li aveva diniegati, pensava forse di essere giunta in un luogo sicuro, così però non è stato perché quel lunedì sera, 2 ottobre, le porte del nostro sistema di accoglienza si sono chiuse.
Quella sera sul diritto europeo e nazionale, sui diritti umani, sul buon senso, sull’umanità ha vinto la decisione di non accogliere.
Forse per paura di accogliere troppe persone, forse per timore del cd. fattore attrattivo, forse perché nei nostri centri /magazzini non c’era un posto per accogliere una famiglia cosi numerosa con un disabile, forse per dover assecondare una politica di limitazione dell’accoglienza nella nostra provincia o forse per un’interpretazione restrittiva o errata della circolare provinciale in vigore da circa un anno e che si occupa dell’accoglienza temporanea di soggetti vulnerabili.
Ai sensi di questa circolare l’accoglienza ad Abdullah e fratellini si sarebbe dovuta dare, ma qualcosa quel lunedì é andato storto e gli eventi si sono poi susseguiti velocemente, nella speranza e ricerca quotidiana di una accoglienza negata, fino purtroppo al grave incidente e alla morte in ospedale.
L’occasione triste ha scosso le coscienze e ha riacceso il dibattito sulla circolare provinciale che come affermato da esperti del settore (Unhcr, ASGI) é illegittima e va immediatamente ritirata perchè causa dell’insostenibilità giuridica e umana del nostro sistema di accoglienza in particolare dei cd. fuori quota e vulnerabili.
Se é vero che il sistema non ha funzionato, é vero anche che Abdullah e la sua famiglia si sono imbattute la stessa sera nella solidarietà della nostra città; la stessa sera la rete di volontari allertata come molto spesso avviene, si é immediatamente attivata sostenendo la famiglia.
La non accoglienza di Abdullah ha dato una vera e propria scossa e ha risvegliato la città e i cittadini, le istituzioni, le organizzazioni, il nostro sistema di accoglienza che, nonostante continue sollecitazioni, si era abituato a regole ingiuste e disumane, a persone per le strade che per mesi sono sopravvissute grazie ai pasti per i senza tetto del Comune e alle attività dei volontari o cittadini.
Non dobbiamo abituarci nemmeno, anzi dovremmo continuamente indignarci, alle condizioni inaccettabili di vita nei nostri centri di accoglienza o meglio ex magazzini, che stanno in piedi grazie all’umanità e impegno degli operatori che vi lavorano e alla pazienza dei richiedenti asilo costretti a vivere in spazi senza finestre e in lettini a castello senza privacy.
Come referente per i richiedenti asilo sono sempre stata consapevole delle difficoltà e limiti del sistema di accoglienza, non ritengo che ci debba essere più accoglienza in termini numerici oltre alla quota statale, ma sono assolutamente convinta che ci debba essere piú rispetto dei diritti umani, sopratutto dei più deboli, al di là del colore della pelle, della razza, della lingua, della nazionalità, perché Bolzano deve essere citata e conosciuta perché solidale e umana e capace di accogliere chi scappa da guerra e povertà.
In qualità di referente ho per mesi sollecitato un cambiamento urgente del nostro sistema di accoglienza provinciale in particolare ho chiesto con forza l’adesione allo Sprar – che il comune ha intrapreso in particolare per i minori e che ora ho chiesto intraprenda anche per i soggetti vulnerabili e famiglie.
Chiedo inoltre alle istituzioni e ai cittadini e cittadine di credere e parlare di più con chi opera ogni giorno con i migranti e con i richiedenti asilo stessi, e di unirsi contro razzismo e xenefobia.
Spero che il caso di Abdullah serva per una riflessione seria e continua sul nostro sistema di accoglienza.
So che i vari attori stanno già lavorando in questo senso e che sono state intraprese varie misure; ribadisco comunque le mie richieste:
– il ritiro della circolare provinciale illegittima sull’accoglienza temporanea;
– l’ immissione immediata e costante nel sistema nazionale dei richiedenti protezione internazionale cd. fuori quota in modo da non lasciare persone con diritti per strada senza assistenza umanitaria e trasferirli in altre città nel caso siano in numero superiore alla quota provinciale spettante;
– l’apertura prima possibile del Centro di Emergenza Freddo sopratutto la messa a disposizione urgente di posti per soggetti vulnerabili e malati;
– graduale depotenziamento dei grandi centri magazzini come ad es. ex Alimarket e ispezioni/monitoraggio anche dal comune considerato che le condizioni di vita nelle grandi strutture cittadine non sono garantite nelle modalità previste dalle linee guida Sprar;
– un mandato agli uffici competenti di predisporre progetti Sprar con gestione diretta Comune/ASSB per soggetti vulnerabili / famiglie / adulti (oltre a quello per minori), reperendo risorse finanziarie a livello statale e ricercando e formando personale con appositi bandi pubblici.
Chiudo con un aggiornamento che mi sembra rilevante.
Come sapete la nostra provincia accoglie solo lo 0,9 dei richiedenti asilo e questo numero ammonterebbe a 1940. In realtà il numero degli accolti nei nostri centri provinciali ammonta a 1700, 240 in meno.
Ciò nonostante da marzo scorso abbiamo avuto 160 richiedenti asilo giunti autonomamente sul nostro territorio che sono rimasti per le nostre strade e sotto ponti fuori accoglienza.
La metà di loro circa non trovando accoglienza ha deciso di spostarsi, l’altra metà (o almeno 50 persone) dovrebbe essere stata ammessa in questi ultimi giorni nella quota statale e redistribuita sul territorio nazionale verso altri centri in Lombardia Piemonte Toscana. E questo nonostante la nostra ricca Provincia non abbia ancora raggiunto la propria quota di 1940.
Ho preso inoltre distanza dalle gravi scritte e attacchi intimidatori al direttore che ha firmato la circolare provinciale sull’accoglienza temporanea di soggetti vulnerabili.
Chiara Rabini
Consigliera comunale
Referente per i richiedenti asilo e rifugiati
L’edificio per l’emergenza (freddo) che il Comune intende acquistare, dovrebbe possibilmente essere anche diurno e non solo notturno. Anche la mensa e la distribuzione pasti potrebbe avvenire presso il nuovo centro in fase di individuazione. Urgente sarebbe anche una stanza nella nuova struttura per chi è colpito da lievi malattie che tuttavia non permettono di dormire all’aperto.
Nel caso il Comune ricevesse più offerte valide per la nuova struttura, dovrebbe valutare la realizzazione anche di un Centro Sprar per famiglie (o adulti) volto a ridurre gli inaccettabili numeri di presenze nei nostri centri cittadini dove l’accoglienza andrebbe maggiormente integrata con percorsi inclusivi.
L’adesione allo Sprar é un’urgenza per la Città, non più un’opzione; l’attuale gestione emergenziale sta creando gravi tensioni sociali che si riversano sulla città, cittadini, operatori, volontari e migranti.
L’adesione allo Sprar quindi anche per evitare ulteriori sovraffollamenti nei centri e per promuovere quanto da tutte le parti é ormai condiviso: l’accoglienza va gestita in maniera diffusa e in piccoli numeri, come sta succedendo con successo nei Comuni della nostra Provincia.
Lo sproporzionato numero di presenze di richiedenti asilo in città e la tipologia del sistema di accoglienza emergenziale adottato (CAS invece che SPRAR) e i senzatetto abbandonati per le strade, provocano una gestione di un fenomeno che si concentra sempre più su risposte emergenziali. Il Comune dovrebbe rafforzare il proprio staff al fine di occuparsi insieme alla Provincia e in maniera lungimirante delle persone che sul nostro territorio hanno diritto all’accoglienza.
Aiutando loro degnamente e umanamente, aiuteremo anche la città e i cittadini e avremo meno tensioni sociali e più sicurezza.
Combattere la situazione attuale con sgomberi, reti, recinti e guardie non contribuisce alla soluzione dei problemi, anzi purtroppo li inasprisce e li aggrava, anche perché non accompagnati da concrete alternative.
Il 25 luglio 2017 ho visitato, con la Commissione comunale Attività Sociali di cui faccio parte, la struttura di prima accoglienza di richiedenti asilo ex Alimarket in via Gobbetti 8 (Bz).
La struttura dell’ex Alimarket era entrata in funzione suddivisa in due sezioni rispettivamente il 14 e 15 novembre: la prima sezione dedicata all’accoglienza temporanea di transito per i richiedenti asilo; la seconda per la cosiddetta “emergenza freddo”, gestita dal Comune di Bolzano/Azienda Servizi Sociali di Bolzano – servizio terminato il 31 marzo anche su volontà della Provincia che necessitava della disponibilità dell’intero Centro per far fronte agli arrivi.
L’attuale servizio di accoglienza dei richiedenti asilo che è gestito, su incarico della Provincia/Commissariato del governo, dall’Agenzia per la protezione civile, dalle associazioni Croce Bianca, Croce Rossa e da Volontarius, ha accolto inizialmente circa 100/150 persone, a fine aprile 230, a maggio 300 e da inizio luglio 370 con una capacità massima di 480 che sarà probabilmente raggiunta a causa dell’aumento degli arrivi non controbilanciato da una parallela distribuzione nei comuni della provincia e dalla mancata volontà di realizzare anche a Bz piccoli centri di accoglienza.
Attualmente sono accolti in Provincia ca. 1750 richiedenti asilo in 30 strutture. Di questi ca. 850 sono ospitati nei centri cittadini, di cui 370 all’ex Alimarket. Le persone dormono in piccole stanze prefabbricate senza finestre e con spazi minimi da 6 posti letto.
A Bz oltre alle 850 persone ci sono circa 100 persone/famiglie vulnerabili cd. “fuori quota” accolte al di fuori del sistema provinciale dei centri, oltre i senzatetto che dormono per le strade della nostra città e che a breve e prima del periodo invernale troveranno ospitalità in un nuovo centro che il Comune intende acquistare.
Le prestazioni offerte nel Centro ex Alimarket dovrebbero essere quelle previste dallo Stato per le strutture di accoglienza per richiedenti asilo, con corrispondente finanziamento (corsi di lingua, consulenza legale, preparazione alla commissione territoriale che valuta le richieste di asilo, ..). I corsi di lingua, unica attività giornaliera del centro, sono tenuti da 4 insegnanti in aule divenute ormai insufficienti. Il 70% degli ospiti frequenta i corsi di lingua (10 ore alla settimana). Un’operatrice di Volontarius si occupa della parte educativa/sociale/preparazione all’esame della commissione territoriale che valuta la richiesta di asilo.
I richiedenti asilo arrivano presso il centro di pronta accoglienza Casa ex Lemayer in via Avogrado 8 (ca. 130 posti) e da qui successivamente trasferiti all’Alimarket dopo aver effettuato le visite mediche e i controlli sanitari. Le famiglie arrivano presso il Centro Einaudi o in altri due centri cittadini tra cui Maso Zeiler (totale posti a Bz per famiglie su 850, 150).
Molti richiedenti asilo rimangono anche oltre un anno presso i centri bolzanini e presso la struttura Alimarket, anche se sarebbe circa di 2/3 mesi il periodo massimo previsto per la permanenza in un tale centro.
Dopo 60 giorni dalla formalizzazione della richiesta di asilo, le persone ospitate possano essere assunte e svolgere un lavoro, attualmente sono circa 200 le persone che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato a livello provinciale (all’Ex Alimarket ca. 50). Delle norme regalano la possibilità di permanenza presso il Centro in caso si assunzione e di percezione di un reddito.
A livello nazionale circa il 40% dei richiedenti asilo ottiene un titolo di protezione (5,3% rifugiati, 14,1% protezione sussidiaria, 20,8% umanitaria). I restanti sono destinati in teoria al rimpatrio, ma di fatto alla clandestinità.
Per i costi di gestione della struttura, affittata a 39.000 € al mese, si utilizzano i 28 euro a persona al giorno che lo Stato assegna alla Provincia. I richiedenti asilo ricevo 2,5 € al giorno per le piccole spese, gli altri fondi servono per coprire i costi di personale delle organizzazioni incaricate (a turno ca. 5-8 persone, più le insegnanti e 5 bodyguards), vitto (mensa clab) e costi correnti. I bagni sono momentaneamente all’esterno della struttura.
Dall’apertura del Centro ex-Alimarket i Verdi hanno sempre sottolineando l’inidoneità della struttura, le gravi criticità dovute alla tipologia (un magazzino) ma soprattutto dovute ad un sovraffollamento inaccettabile di richiedenti asilo provenienti da diversi paesi con diverse usanze e costumi, con una ghettizzazione che ha prodotto e produce gravi tensioni, conflitti e problematiche con risvolti negativi sull’opinione pubblica oltre che un eccessivo sovraccarico del relativo quartiere/circoscrizione.
Il quadruplicarsi da novembre 2016 ad oggi all’interno della struttura del numero dei richiedenti asilo dovrebbe comportare un adeguato e proporzionale aumento del personale che accompagni a misure di accoglienza anche interventi di inclusione e corsi di educazione civica.
Inoltre l’ex Alimarket si adopererebbe meglio come struttura di primo arrivo, dove i richiedenti asilo possano stare per il tempo necessario alle prime visite sanitarie e incombenze burocratiche per poi essere assegnati ad altri centri di seconda accoglienza.
Aiutarli a casa loro, una delle frasi di questa tossica narrazione del fenomeno della migrazione che si ripete all’infinito. In passato, e ancora più oggi, non li abbiamo aiutati a casa loro come avremmo potuto e dovuto (*). Con una mano abbiamo dato, ma con l’altra abbiamo tolto e preso. Abbiamo sfruttato le loro risorse e ricchezze e producendo armi bombardiamo le loro popolazioni inermi. Poi ci stupiamo se poco più dell’1% dei 65 milioni di persone in fuga nel mondo raggiunge la ricca Europa per cercare riparo da fame, povertà estrema, persecuzioni etniche e religiose, conflitti, cambiamenti climatici a cui noi stessi contribuiamo. E invece di cercare soluzioni concrete alla radice dei problemi, discutiamo senza fine tra destra e sinistra, tra cd. buonisti e razzisti, tra egoismi e ingiustificate paure, e lasciamo che il sistema di aiuto e accoglienza si blocchi e si ingolfi in una totale non volontà di gestione di un fenomeno che a livello europeo sarebbe assolutamente gestibile.
(*) Gli aiuti pubblici allo sviluppo e la loro efficacia vanno aumentati, il famoso 0,7% del prodotto nazionale lordo da destinare agli aiuti al sud del mondo che da decenni ci si pone come obiettivo per combattere fame e povertà rimane un miraggio per molti paesi. L’Italia é ferma allo 0,26%. Nel 2015/16 una parte dei fondi é stata però stornata per i richiedenti asilo in Italia e un’altra per l’esternalizzazione delle frontiere in progetti non proprio di sviluppo.
Da parte dei Verdi di Bolzano soddisfazione per la decisone della Giunta comunale del 3/7/2017 di aderire allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) per minori stranieri non accompagnati e per il raggiungimento di un importate obiettivo che rafforzerà l’accoglienza integrata dei minori richiedenti e non protezione internazionale.
L’adesione allo Sprar intende far fronte ai bisogni in città di minori soli che provengono da paesi come la Somalia, l’Eritrea, la Nigeria, l’Afghanistan per garantire loro adeguata informazione (anche sui possibili ricongiungimenti familiari), consulenza e assistenza psicologica per far fronte a traumi provocati da lunghi viaggi dai loro paesi di origine e da periodi passati nei centri in Libia.
I minori soli sono i soggetti tra i più vulnerabili che rischiano ogni giorno di finire nelle reti criminali dello sfruttamento. Una nuova legge italiana, la n. 47/2017, all’avanguardia in Europa e le linee guida Sprar vengono loro particolarmente in aiuto. La Provincia, il Comune di Bolzano e in particolare l’Assb, e tutti gli attori coinvolti, dalla Garante per l’infanzia alle intendenze scolastiche e scuole professionali, ai tutori volontari, dalle famiglie disposte all’affido ai volontari potranno essere messi in rete per offrire ai minori un’adeguata accoglienza in famiglia o in comunità alloggio (in strutture autorizzate e certificate) sulla base delle buone esperienze già maturate sul territorio provinciale e comunale.
Un appello dei Verdi va a tutti i Comuni della Provincia ad aderire anche allo Sprar per minori ricordando che il numero di minori stranieri non accompagnati eventualmente accolti rientrerebbe nella quota di richiedenti asilo prevista per ogni comune assegnati dal piano di riparto. I progetti triennali e rinnovabili sono, in caso di approvazione, finanziati al 95% a valere sul fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo del Ministero dell’interno tramite il servizio centrale Sprar istituito presso l’ANCI.