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Perché lo SPRAR anche a Bolzano

Questo è l’estratto dell’articolo.

Il Sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati per la Città di Bolzano prevede un sistema di gestione in grandi centri di accoglienza straordinari, con l’unica eccezione di Maso Zeiler a Gries. I grandi centri di Bolzano ospitano dalle 100 alle 400 (Alimarket) persone e l’orientamento, in particolare in questo ultimo caso, pare intenzionato all’aumento nei prossimi mesi e almeno fino a gennaio 2018 quando i Comuni della Provincia avvieranno le loro progettualità SPRAR accogliendo piccoli numeri di richiedenti asilo.

Questi alti numeri nei nostri centri sono però dovuti ad una mancata volontà di programmazione anche per la nostra Città di un sistema ordinario, ordinato, diffuso e funzionante di centri minori che promuovano l’inclusione, che siano più umani e dignitosi e siano contemporaneamente di minor impatto sulla nostra città e per i nostri cittadini in termini di tensioni sociali e di fenomeni di intolleranza.

In quanto Consigliera incaricata per i richiedenti asilo e rifugiati ricevo segnalazioni di mal funzionamenti o di condizioni non rispettose degli standard minimi all’interno dei Centri di accoglienza. In alcuni casi i problemi sono stati per quanto possibile risolti, ma la maggior parte sono riconducibili alle condizioni di invivibilità nei grandi centri, in particolare all’Alimarket e all’Einaudi (dove vivono famiglie con bambini) e dell’impossiblità per gli operatori e operatrici, nonostante i molti sforzi, di accompagnare un così grande numero di richiedenti asilo.

All’ex Alimarket vi sono problemi dovuti al caldo, alla mancanza di finestre, alle condizioni igienico sanitarie, al sovraffollamento e ai continui arrivi, al cibo,  alla mancanza di sicurezza e poco controllo, alle difficoltà di dormire, che rendono il clima all’interno sempre più insostenibile con possibili ricadute in termini di tensioni sociali come già spesso accaduto.

Da tempo i Verdi insistono per l’adesione allo SPRAR anche per la Città di Bolzano. Il modello di accoglienza in piccole e medie strutture, che sta avendo successo in molti comuni italiani, permette di gestire il fenomeno in maniera ordinata e non di subirlo, attivando e coinvolgendo l’ente locale, i servizi comunali, i soggetti del terzo settore, i volontari e la popolazione.

La Giunta comunale ha deciso nell’ultima seduta di aderire alla rete  SPRAR e di iniziare ad attivarsi e impegnarsi in un progetto ritenuto prioritario per i minori stranieri non accompagnati e questo é sicuramente un primo passo positivo e importante. L’adesione non è per ora prevista per gli adulti e le famiglie.

La città di Bolzano, che attualmente accoglie ca. il 55% dei richiedenti asilo spettanti alla Provincia, da mesi sollecita i Comuni della Provincia ad attivarsi accogliendo almeno una famiglia o un piccolo numero di richiedenti asilo. Solo una volta ridotti i posti nei centri della città Bolzano potrebbe dedicarsi ad una prima progettualità Sprar per adulti o famiglie.  Questa la linea sinora.

I Verdi chiedono tuttavia di seguire entrambe le strategie contemporaneamente, da una parte la diffusione sul territorio e dall’altra chiedono di anticipare i tempi e non attendere oltre, offrendo comunque il proprio contributo per una migliore gestione del fenomeno e questo nonostante le resistenze  riscontrate nell’accoglienza da parte degli altri comuni della Provincia. E chiedono quindi di valutare di attivarsi non solo per i minori, ma anche per gli adulti, partendo dalle famiglie e i soggetti vulnerabili.

L’eventuale adesione del Comune allo SPRAR non comporterebbe alcun aumento del numero degli accolti che rimarrebbe sempre quello previsto dalla quota destinata alla Città di Bolzano, si tratta semplicemente di sperimentare un altro modello di accoglienza più ordinario (con fondi del Ministero degli Interni – di cui una quota fondi eu).

Il “Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati” SPRAR anche in seguito ad una Direttiva del Ministero degli interni del 2016 intende divenire il sistema unico di accoglienza dei richiedenti asilo e protezione internazionale a livello nazionale. L’obiettivo è passare dagli inadeguati CAS (Centri di accoglienza straordinari per lo più rivolti alla custodia, vitto e alloggio) alle progettualità SPRAR con piccoli numeri in centri minori e con percorsi individuali includenti. Tra le possibilità realizzate anche in altri Comuni italiani, vi è la conversione in posti SPRAR dei posti nei Centri CAS tramite bandi pubblici e qualora la struttura sia certificabile. Con la possibilità inoltre di affidamenti d’incarichi a evidenza pubblica per lo svolgimento di particolari funzioni all’interno del sistema di accoglienza che attualmente soffrono di mancanza di personale.

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Visita alla Casa Conte Forni e alla Casa ex Lemayer – due strutture bolzanine che ospitano i migranti.

Il 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato, e 26 giugno scorso ho visitato rispettivamente Casa Conte Forni  e Casa ex Lemayer, due strutture che a Bolzano ospitano richiedenti asilo, anche “fuori quota”, titolari di protezione e persone vulnerabili.
Casa Conte Forni
Casa Conte Forni ospitava quel giorno 18 donne (su 22 posti)  e sei uomini in emergenza, 22 richiedenti asilo (5 famiglie di cui una monoparentale e 4 donne), 12 minori soli, otto uomini in alloggi di secondo livello, una famiglia in emergenza, due donne con un bambino.

Nella struttura convivono diversi servizi di accoglienza residenziale temporanea, in emergenza e notturna per persone senza dimora prive di sostentamento, tra cui anche un centro diurno e gli uffici del SIS dell’Assb (in fase di trasloco). La struttura era pulita e ordinata; una nucleo familiare composto da 5 persone tra cui una bambina piccola convive da oltre un anno in un’unica stanza senza finestre (se non un’apertura sul soffitto).

Il personale, che ringrazio, è attento ai bisogni a cui cerca di rispondere con percorsi di fuoriuscita dallo stato di emarginazione, è però insufficiente, in particolare nelle ore notturne, anche per la presenza di minori soli e bambini. Durante la visita ho appreso che  il servizio di vigilantes attivato ca. due anni è stato annullato, in quanto non ritenuto necessario. I minori soli invece non dovrebbero essere ospitati in una struttura destinata anche ad adulti e dovrebbero essere collocato in una apposita struttura.
Casa ex Lemayer (centro di transito per persone vulnerabili)

La struttura Casa ex Lemayer è stata aperta a metà dell’anno scorso da Provincia e Comune in collaborazione con ASSB e l’ente incaricato alla gestione, Volontarius, per accogliere immediatamente famiglie e vulnerabili  “fuori quota”  che giungendo autonomamente sul nostro territorio presentano domanda di protezione internazionale direttamente alla Questura a Bolzano e che in questa struttura attendono – anche per mesi – l’immissione in quota statale, cioè l’entrata in un centro di prima accoglienza per richiedenti protezione internazionale.  La competenza sarebbe statale, in quanto trattasi di gestione dei flussi migratori. Attualmente è a carico della Provincia mentre sulle immissioni in quota statale decide il Commissariato.

La struttura tuttavia ospita anche un’altra categoria di persone ben distinta,  e cioè titolari di protezione internazionale, in particolare famiglie, che dopo lunghi percorsi di attesa in centri di prima o seconda accoglienza, hanno ottenuto il titolo di protezione internazionale (asilo, umanitaria, sussidiaria, casi speciali), ma non hanno altre soluzioni abitative. I titolari di protezione devono essere segnalati per un loro inserimento in uno Sprar/Siproimi come previsto dal decreto sicurezza al fine di favorire percorsi di autonomia e indipendenza lavorativa e abitativa.

Il Centro dispone di un’entrata con un piccolo ufficio, una grande cucina dove viene portato dall’esterno il cibo, una grande sala da pranzo poco accogliente, con tavoli e sedie, un divano e un televisore, uno grande spazio con piccole stanzette senza finestre di 3*3m ricavate da pannelli divisori in metallo e come porta un telo. All’interno in genere due letti a castello e un piccolo armadio. I bagni insufficienti sono esterni alla struttura. Da poco il tragitto per raggiungerli è stato coperto con una tettoia (per rendere i bagni meglio  raggiungibili  accedere alla struttura ho dovuto chiedere autorizzazione tramite il Comune alla Provincia.

A fine giugno nella struttura vi erano 112 persone (in deroga al numero massimo previsto di 100) di cui 49 minori da 0 a 17  anni – anche neonati. Di cui otto nuclei familiari e una persona singola sono titolari di protezione umanitaria/sussidiaria/casi speciali/asio politico. 

Il decreto sicurezza ha bloccato ad oggi l’ampliamento dei posti Sprar/Siproimi  programmati  dai comprensori della nostra provincia – in particolare mancano posti per le famiglie che in parte gravano così nuovamente sul capoluogo e nelle grandi strutture inadatte.

Le difficili condizioni di vita nella struttura – nonostante l’impegno degli operatrici / operatori – mettono le famiglie e persone ( e operatori/trici) sotto forte pressione causando ulteriori sofferenze e traumi psicologici e incrinando il difficile clima di convivenza in questa struttura che nulla ha a che vedere con i modelli di assistenza sociale che dovrebbero esistere nel 2019 in una provincia/città come la nostra.

Per l’estate sono state attività collaborazioni con le organizzazioni sportive e che si occupano di attività estive per garantire il più possibile la permanenza dei minori all’esterno della struttura durante il giorno. 

In qualità di Referente per i richiedenti asilo ho segnalato dal 2016 l’opportunità di chiudere  questi grandi centri per famiglie e vulnerabili a Bolzano e favorire invece strutture più ordinarie (con stanze, finestre e porte) e con percorsi inclusivi e di autonomia sull’esempio dell’ex Maso Zeiller o come le esperienze  SPRAR/SIPROIMI che favoriscono maggiormente l’accompagmamento all’autonomia.

Il nuovo decreto sicurezza ha peggiorato per Bolzano e Provincia le possibilità di inclusione e accoglienza diffusa favorendo nuovamente i grandi centri inadatti dal punto di vista della sicurezza e inclusione. 

Sono da prevedere più posti per immigrati lavoratori (come presso la casa lavoratore) e possibilità abitative dignitose per famiglie e bambini. 


Chiara Rabini

Consigliera comunale a Bolzano e Referente per i richiedenti asilo e rifugiati

Il Decreto Salvini, lo SPRAR e gli effetti sul sistema di accoglienza in provincia di Bolzano

Dopo l’adesione delle Comunità comprensoriali e del Comune di Bolzano al Sistema per richiedenti asilo e rifugiati SPRAR (*)  nella seconda metà del 2017, i vantaggi e i risultati positivi nel settore dell’accoglienza e inclusione nella nostra Provincia sono stati molti.

Grazie all’attivarsi da gennaio 2018 di 223 posti nei comuni dei comprensori, la percentuale di richiedenti presenti a Bolzano rispetto alla quota provinciale è calata di oltre la metà. Grazie agli SPRAR e agli altri centri gestiti dalla Provincia aperti nelle valli, si è resa possibile un’accoglienza diffusa (circa 3,5 persone ogni 1.000 abitanti)  e molti richiedenti protezione e rifugiati grazie a progettualità di più piccole dimensioni e più inclusive hanno potuto riappropriarsi della loro autonomia e sperare in un nuovo futuro grazie all’inserimento lavorativo e al sostegno del volontariato locale.

I progetti Sprar nella nostra Provincia sono stati presentati al Ministero degli interni da parte delle Comunità comprensoriali e sono stati realizzati sul canale diretto (ossia senza affidamento ad organizzazioni/enti gestori) tramite l’assunzione di personale specializzato (coordinatori, educatori, operatori, ..). Una metodologia che favorisce il rafforzamento del welfare locale a favore di tutti (non solo dei migranti) e il sostegno delle economie locali con un ruolo centrale degli enti locali che divengono attori responsabili delle proprie politiche sui rispettivi territori.

Un ulteriore ampliamento dei posti Sprar nei Comprensori e un progetto per minori nel Comune di Bolzano doveva aversi dal 1° luglio scorso, quando il Ministero degli interni doveva pubblicare le graduatorie degli ultimi progetti presentati. Le graduatorie sono ancora bloccate nonostante varie sollecitazioni da parte dell’ANCI, della Direttrice del Servizio Centrale SPRAR e degli enti locali.

Oltre all’incertezza dovuta al blocco delle graduatorie, inciderà gravemente sul sistema di accoglienza nazionale e locale, il Decreto Salvini su immigrazione e sicurezza, approvato all’unanimità il 24 settembre scorso dal Consiglio dei Ministri.

In caso il Decreto entrasse in vigore in questa forma, l’articolo 12 prevederebbe un forte ridimensionamento del sistema di accoglienza per richiedenti asilo – Sprar. Il decreto stabilisce infatti che solo chi ha già ottenuto la protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati potranno essere ospitati nei posti “Sprar” mentre i richiedenti protezione, per un periodo che può arrivare fino ai due anni o più, dovranno attendere, la decisione sulla loro richiesta, nei CAS – Centri di Accoglienza straordinari ossia grandi strutture gestite dai Prefetti (e non dagli enti locali) in modo emergenziale e con standard di accoglienza/inclusione più bassi.

Numericamente si tratterebbe di circa il 50% delle persone attualmente ospitate nei 35.881 posti Sprar che non avrebbero più il diritto ad accedervi, con un aumento quindi del numero dei posti nelle grandi strutture, proprio quelle che in passato hanno dimostrato tutte le loro criticità.

Nella nostra Provincia si potrebbe immaginare quindi un arretramento del sistema di accoglienza a quello di due anni fa, con un ritorno delle concentrazioni nelle grandi strutture e nel capoluogo. Gli Sprar si ridurrebbero notevolmente sia in termini di posti e che per il periodo di permanenza della persone all’interno dei progetti. Il lavoro delle Comunità comprensoriali che in breve tempo hanno messo in piedi il nuovo modello di accoglienza verrebbe ridotto e compromesso.

Per quanto riguarda il Comune di Bolzano sollecito che la Giunta comunale richieda con forza, per i centri cittadini gestiti dalla Provincia/Commissariato, condizioni di accoglienza più dignitose, centri di minori dimensioni (come per es. Maso Zeiler) e progettualità volte ad una reale inclusione.

Ribadisco inoltre l’urgenza per la nostra Città, di presentare, alla prossima scadenza delle progettualità “Sprar” o di realizzarle con fondi provinciali o europei investendo in inclusione per garantire un futuro di convivenza.

I costi che questo Governo vuole risparmiare sul fronte dell’inclusione tagliando gli Sprar e altri interventi, sono costi che si ripresenteranno a breve in misura molto maggiore per dover gestire l’emergenzialità e l’insicurezza che questo Decreto genererà a breve in particolare per la crescita considerevole di diniegati e irregolari.

Chiara Rabini
Referente per i richiedenti asilo e rifugiati
Consigliera comunale a Bolzano
Verdi Grüne Vërc

Bolzano, 30.9.2018

(*) Lo SPRAR era stato istituzionalizzato con Legge Bossi Fini nel 2002 e una legge del 2015 lo individuava come sistema modello su cui convergere perché quello più in grado di favorire una vera accoglienza e inclusione e che meglio risponde alla normativa europea.  Il modello Sprar è inoltre un modello che anche altri Paesi europei hanno preso come esempio di buona accoglienza.

Addestrare alla pace

A tutti i ragazzi e ragazze a cui il Ministro Salvini vuole ‘insegnare un po’ di educazione’ reinserendo il servizio di leva obbligatorio, proponiamo invece corpi civili di pace, un servizio civile più retribuito, maggiori incentivi per un anno all’estero a conoscere e ad arricchirsi di altre culture, a lavorare nella cooperazione e solidarietà internazionale, a diventare operatori di pace, mediatori e mediatrici di conflitti. Ai valori identitari, nazionali, di sovranità contrapponiamo i valori della pace, della convivenza, della solidarietà, dell’anti razzismo.

Chiara Rabini

Verdi Grüne Vërc

Bolzano, 13 agosto 2018

Referente per i richiedenti asilo e rifugiati sul territorio cittadino – Audizione in Consiglio comunale 10.04.2018

Il 10 aprile la Presidenza del Consiglio comunale di Bolzano ha programmato l’Audizione sull’attività della Referente per i richiedenti asilo e rifugiati sul territorio cittadino.

Durante l’Audizione ho presentato la relazione RELAZIONE REFERENTE CONSIGLIO COMUNALE 10.04.2018 sulla mia attività in qualità di Referente nel periodo 25 ottobre 2016 – marzo 2018.

La relazione, dopo una breve introduzione sul sistema di accoglienza nazionale e provinciale, descrive il sistema a livello comunale, dagli attori istituzionali alle numerose associazioni di volontariato e umanitarie, i principali fatti accaduti nel periodo di riferimento, dall’Accordo Alfano Kompatscher sui fuori quota, la chiusura del Brennero, Bolzano città di transito e di confine, le morti sui binari, le persone rimaste fuori accoglienza, la pressione nel Consorzio dei Comuni del Sindaco Caramaschi e Assessore Repetto per una equa e sostenibile distribuzione sul territorio provinciale dei richiedenti asilo e rifugiati fino alla novità dell’apertura dei Comprensori e Comuni allo SPRAR, le gravi criticità dell’approccio emergenziale cittadino, le persone “fuori quota” e per la strada, l’emergenza freddo, gli incontri in Comune, le iniziative e i progetti avviati, le proposte.

La relazione si conclude con un ringraziamento a tutte le persone con cui ho collaborato e che ho incontrato in questo periodo e di cui ho apprezzato umanità e competenze, dai molti volontari e volontarie delle associazioni cittadine, agli operatori e operatrici, enti gestori e servizi cittadini, i gruppi consiliari, i Verdi di Bolzano, l’Assessore alle Politiche Sociali e la Ripartizione IV del Comune.

RELAZIONE REFERENTE CONSIGLIO COMUNALE 10.04.2018

Fermare la spirale d’odio

Gravi, violenti, disumani gli episodi di Macerata che ci lasciano inorriditi. Condoglianze alla famiglia della vittima e vicinanza ai 6 cittadini di origine straniera feriti dalla sparatoria e alla città (di pace) sconvolta dai fatti.Ai fatti si aggiungono gli innumerevoli messaggi e post violenti, gravissimi, irresponsabili che volano nella rete nella totale indifferenza, in una escalation che deve essere bloccata e che provoca una narrazione sempre più tossica del fenomeno dell’immigrazione.
Chi da più parti cerca in ogni modo di prevenire e placare le rischiose tensioni sociali cercando di diffondere solidarietà e inclusione viene additato come buonista, ideologico, e in più, addirittura colpevole del grande fenomeno globale delle im/migrazioni.

Fenomeno che vede solo una piccolissima parte (2%) dei profughi a livello globale giungere in Europa scappando da guerre, dittature, cambiamenti climatici, politiche finanziarie e economiche locali e internazionali incoerenti e ingiuste e da forti disuguaglianze.

Per combattere e bloccare l’odio e violenza innescato contro il fenomeno dell’immigrazione ci vuole coraggio e un più forte e chiaro sostegno culturale e politico a tutte quelle forze che da più parti e in diverse forme credono in un’educazione e formazione non violenta, che lavorano quotidianamente per una maggior inclusione, una migliore convivenza nelle nostre società multiculturali e che si battono contro razzismo, xenofobia e discriminazioni.

Chiara Rabini

Consigliera comunale
Bolzano, 4.2.2018

Giornata mondiale del rifugiato e del migrante – 24.1.2018

Nella giornata mondiale del rifugiato e del migrante, ancora una vita spezzata a Bolzano, lungo i binari della rotta del Brennero. 
Continuano a salire nelle ultime settimane le vittime che si aggiungono a quelle degli ultimi due anni nella nostra Provincia. 

“Irregolari”, richiedenti protezione internazionale, famiglie con bambini, “invisibili” che passano silenziosi e disperati per le nostre città rischiando o perdendo la vita a pochi chilometri dai nostri invalicabili confini che speravano di oltrepassare per un futuro migliore.

Le morti a cui assistiamo ci fanno purtroppo conoscere i drammi e le storie dei migranti più da vicino, si cerca di dare un nome, un volto, una storia, di avvisare i famigliari, di rimpatriare il corpo. 

Si aggiungono a quelle del Mediterraneo, morti che a molti appaiono lontane, ma che sono molto più vicine di quanto pensiamo, anche in termini di responsabilità.

30 mila negli ultimi 15 anni; la metà solo negli ultimi quattro anni. Nel 2014 sono decedute in mare tentando di raggiungere i paesi europei 3.528 persone, nel 2015 3.771 persone; nel 2016 5.096; nel 2017 3.081. Una catastrofe umanitaria.

Nel lungo periodo solo l’abolizione della Legge Bossi-Fini, l’introduzione di meccanismi di accesso regolari e di permessi di ricerca lavoro, un meccanismo unico di asilo europeo che eviti il criterio del paese di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio potranno vedere migliorare l’attuale situazione nel nostro paese.

A livello globale potranno servire solo politiche di aiuto allo sviluppo coerenti che mettano in primo piano il rispetto dei diritti dei migranti e lo sviluppo dei paesi, e non un semplice blocco dei flussi in condizioni umane inaccettabili.

Nel breve periodo solo più investimenti in termini di risorse umane adeguatamente formate, misure di sostegno a tutti gli attori coinvolti nella gestione dei flussi migratori e una forte volontà politica per la ricerca di soluzioni, potranno garantire un maggiore monitoraggio e un’adeguata assistenza e accoglienza dei migranti presenti nel nostro paese o in transito.

Per la problematica dei futuri numerosi “irregolari” con diniego della richiesta di asilo o protezione si dovrebbe prevedere di valutare caso per caso il riconoscimento del permesso di soggiorno per comprovata integrazione; perché risulta pressoché mpossibile e non sostenibile il rimpatrio di tutti i diniegati.

14.1.2018

Adan e il nostro sistema di accoglienza. Intervento in consiglio comunale del 26.10.2017

La famiglia di profughi di Abdullah e i suoi tre fratellini, giunta a Bolzano dalla Svezia che li aveva diniegati, pensava forse di essere giunta in un luogo sicuro, così però non è stato perché quel lunedì sera, 2 ottobre, le porte del nostro sistema di accoglienza si sono chiuse. 

Quella sera sul diritto europeo e nazionale, sui diritti umani, sul buon senso, sull’umanità ha vinto la decisione di non accogliere.
Forse per paura di accogliere troppe persone, forse per timore del cd. fattore attrattivo, forse perché nei nostri centri /magazzini non c’era un posto per accogliere una famiglia cosi numerosa con un disabile, forse per dover assecondare una politica di limitazione dell’accoglienza nella nostra provincia o forse per un’interpretazione restrittiva o errata della circolare provinciale in vigore da circa un anno e che si occupa dell’accoglienza temporanea di soggetti vulnerabili.
Ai sensi di questa circolare l’accoglienza ad Abdullah e fratellini si sarebbe dovuta dare, ma qualcosa quel lunedì é andato storto e gli eventi si sono poi susseguiti velocemente, nella speranza e ricerca quotidiana di una accoglienza negata, fino purtroppo al grave incidente e alla morte in ospedale.
L’occasione triste ha scosso le coscienze e ha riacceso il dibattito sulla circolare provinciale che come affermato da esperti del settore (Unhcr, ASGI) é illegittima e va immediatamente ritirata perchè causa dell’insostenibilità giuridica e umana del nostro sistema di accoglienza in particolare dei cd. fuori quota e vulnerabili.
Se é vero che il sistema non ha funzionato, é vero anche che Abdullah e la sua famiglia si sono imbattute la stessa sera nella solidarietà della nostra città; la stessa sera la rete di volontari allertata come molto spesso avviene, si é immediatamente attivata sostenendo la famiglia.
La non accoglienza di Abdullah ha dato una vera e propria scossa e ha risvegliato la città e i cittadini, le istituzioni, le organizzazioni, il nostro sistema di accoglienza che, nonostante continue sollecitazioni, si era abituato a regole ingiuste e disumane, a persone per le strade che per mesi sono sopravvissute grazie ai pasti per i senza tetto del Comune e alle attività dei volontari o cittadini.
Non dobbiamo abituarci nemmeno, anzi dovremmo continuamente indignarci, alle condizioni inaccettabili di vita nei nostri centri di accoglienza o meglio ex magazzini, che stanno in piedi grazie all’umanità e impegno degli operatori che vi lavorano e alla pazienza dei richiedenti asilo costretti a vivere in spazi senza finestre e in lettini a castello senza privacy.
Come referente per i richiedenti asilo sono sempre stata consapevole delle difficoltà e limiti del sistema di accoglienza, non ritengo che ci debba essere più accoglienza in termini numerici oltre alla quota statale, ma sono assolutamente convinta che ci debba essere piú rispetto dei diritti umani, sopratutto dei più deboli, al di là del colore della pelle, della razza, della lingua, della nazionalità, perché Bolzano deve essere citata e conosciuta perché solidale e umana e capace di accogliere chi scappa da guerra e povertà.
In qualità di referente ho per mesi sollecitato un cambiamento urgente del nostro sistema di accoglienza provinciale in particolare ho chiesto con forza l’adesione allo Sprar – che il comune ha intrapreso in particolare per i minori e che ora ho   chiesto intraprenda anche per i soggetti vulnerabili e famiglie. 
Chiedo inoltre alle istituzioni e ai cittadini e cittadine di credere e parlare di più con chi opera ogni giorno con i migranti e con i richiedenti asilo stessi, e di unirsi contro razzismo e xenefobia.

Spero che il caso di Abdullah serva per una riflessione seria e continua sul nostro sistema di accoglienza.
So che i vari attori stanno già lavorando in questo senso e che sono state intraprese varie misure; ribadisco comunque le mie richieste:
– il ritiro della circolare provinciale illegittima sull’accoglienza temporanea;

– l’ immissione immediata e costante nel sistema nazionale dei richiedenti protezione internazionale cd. fuori quota in modo da non lasciare persone con diritti per strada senza assistenza umanitaria e trasferirli in altre città nel caso siano in numero superiore alla quota provinciale spettante; 
– l’apertura prima possibile del Centro di Emergenza Freddo sopratutto la messa a disposizione urgente di posti per soggetti vulnerabili e malati;
– graduale depotenziamento dei grandi centri magazzini come ad es. ex Alimarket e ispezioni/monitoraggio anche dal comune considerato che le condizioni di vita nelle grandi strutture cittadine non sono garantite nelle modalità previste dalle linee guida Sprar;
– un mandato agli uffici competenti di predisporre progetti Sprar con gestione diretta Comune/ASSB per soggetti vulnerabili / famiglie / adulti (oltre a quello per minori), reperendo risorse finanziarie a livello statale e ricercando e formando personale con appositi bandi pubblici.
Chiudo con un aggiornamento che mi sembra rilevante.

Come sapete la nostra provincia accoglie solo lo 0,9 dei richiedenti asilo e questo numero ammonterebbe a 1940. In realtà il numero degli accolti nei nostri centri provinciali ammonta a 1700, 240 in meno.

Ciò nonostante da marzo scorso abbiamo avuto 160 richiedenti asilo giunti autonomamente sul nostro territorio che sono rimasti per le nostre strade e sotto  ponti fuori accoglienza.

 La metà di loro circa non trovando accoglienza ha deciso di spostarsi, l’altra metà (o almeno 50 persone) dovrebbe essere stata ammessa in questi ultimi giorni nella quota statale e redistribuita sul territorio nazionale verso altri centri in Lombardia Piemonte Toscana. E questo nonostante la nostra ricca Provincia non abbia ancora raggiunto la propria quota di 1940.

Ho preso inoltre distanza dalle gravi scritte e attacchi  intimidatori al direttore che ha firmato la circolare provinciale sull’accoglienza temporanea di soggetti vulnerabili.

Chiara Rabini

Consigliera comunale 

Referente per i richiedenti asilo e rifugiati 

Richiedenti asilo e migranti in Città 

L’edificio per l’emergenza (freddo) che il Comune intende acquistare, dovrebbe possibilmente essere anche diurno e non solo notturno. Anche la mensa e la distribuzione pasti potrebbe avvenire presso il nuovo centro in fase di individuazione. Urgente sarebbe anche una stanza nella nuova struttura per chi è colpito da lievi malattie che tuttavia non permettono di dormire all’aperto.
Nel caso il Comune ricevesse più offerte valide per la nuova struttura, dovrebbe valutare la realizzazione anche di un Centro Sprar per famiglie (o adulti) volto a ridurre gli inaccettabili numeri di presenze nei nostri centri cittadini dove l’accoglienza andrebbe maggiormente integrata con percorsi inclusivi.
L’adesione allo Sprar é un’urgenza per la Città, non più un’opzione; l’attuale gestione emergenziale sta creando gravi tensioni sociali che si riversano sulla città, cittadini, operatori, volontari e migranti.
L’adesione allo Sprar quindi anche per evitare ulteriori sovraffollamenti nei centri e per promuovere quanto da tutte le parti é ormai condiviso:  l’accoglienza va gestita in maniera diffusa e in piccoli numeri, come sta succedendo con successo nei Comuni della nostra Provincia.
Lo sproporzionato numero di presenze di richiedenti asilo in città e la tipologia del sistema di accoglienza emergenziale adottato (CAS invece che SPRAR) e i senzatetto abbandonati per le strade, provocano una gestione di un fenomeno che si concentra sempre più su risposte emergenziali. Il Comune dovrebbe rafforzare il proprio staff al fine di occuparsi insieme alla Provincia e in maniera lungimirante delle persone che sul nostro territorio hanno diritto all’accoglienza.

Aiutando loro degnamente e umanamente, aiuteremo anche la città e i cittadini e avremo meno tensioni sociali e più sicurezza.

Combattere la situazione attuale con sgomberi, reti, recinti e guardie non contribuisce alla soluzione dei problemi, anzi purtroppo li inasprisce e li aggrava, anche perché non accompagnati da concrete alternative.

Visita con la Commissione Attività sociali del Comune di Bolzano all’ex Alimarket

Il 25 luglio 2017 ho visitato, con la Commissione comunale Attività Sociali di cui faccio parte, la struttura di prima accoglienza di richiedenti asilo ex Alimarket in via Gobbetti 8 (Bz).
La struttura dell’ex Alimarket era entrata in funzione suddivisa in due sezioni rispettivamente il 14 e 15 novembre: la prima sezione dedicata all’accoglienza temporanea di transito per i richiedenti asilo; la seconda per la cosiddetta “emergenza freddo”, gestita dal Comune di Bolzano/Azienda Servizi Sociali di Bolzano – servizio terminato il 31 marzo anche su volontà della Provincia che necessitava della disponibilità dell’intero Centro per far fronte agli arrivi.
L’attuale servizio di accoglienza dei richiedenti asilo che è gestito, su incarico della Provincia/Commissariato del governo, dall’Agenzia per la protezione civile, dalle associazioni Croce Bianca, Croce Rossa e da Volontarius, ha accolto inizialmente circa 100/150 persone, a fine aprile 230, a maggio 300 e da inizio luglio 370 con una capacità massima di 480 che sarà probabilmente raggiunta a causa dell’aumento degli arrivi non controbilanciato da una parallela distribuzione nei comuni della provincia e dalla mancata volontà di realizzare anche a Bz piccoli centri di accoglienza.
Attualmente sono accolti in Provincia ca. 1750 richiedenti asilo in 30 strutture. Di questi ca. 850 sono ospitati nei centri cittadini, di cui 370 all’ex Alimarket. Le persone dormono in piccole stanze prefabbricate senza finestre e con spazi minimi da 6 posti letto.
A Bz oltre alle 850 persone ci sono circa 100 persone/famiglie vulnerabili cd. “fuori quota” accolte al di fuori del sistema provinciale dei centri, oltre i senzatetto che dormono per le strade della nostra città e che a breve e prima del periodo invernale troveranno ospitalità in un nuovo centro che il Comune intende acquistare.
Le prestazioni offerte nel Centro ex Alimarket dovrebbero essere quelle previste dallo Stato per le strutture di accoglienza per richiedenti asilo, con corrispondente finanziamento (corsi di lingua, consulenza legale, preparazione alla commissione territoriale che valuta le richieste di asilo, ..). I corsi di lingua, unica attività giornaliera del centro, sono tenuti da 4 insegnanti in aule divenute ormai insufficienti. Il 70% degli ospiti frequenta i corsi di lingua (10 ore alla settimana). Un’operatrice di Volontarius si occupa della parte educativa/sociale/preparazione all’esame della commissione territoriale che valuta la richiesta di asilo. 
I richiedenti asilo arrivano presso il centro di pronta accoglienza Casa ex Lemayer in via Avogrado 8 (ca. 130 posti) e da qui successivamente trasferiti all’Alimarket dopo aver effettuato le visite mediche e i controlli sanitari. Le famiglie arrivano presso il Centro Einaudi o in altri due centri cittadini tra cui Maso Zeiler (totale posti a Bz per famiglie su 850, 150).
Molti richiedenti asilo rimangono anche oltre un anno presso i centri bolzanini e presso la struttura Alimarket, anche se sarebbe circa di 2/3 mesi il periodo massimo previsto per la permanenza in un tale centro.
Dopo 60 giorni dalla formalizzazione della richiesta di asilo, le persone ospitate possano essere assunte e svolgere un lavoro, attualmente sono circa 200 le persone che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato o indeterminato a livello provinciale (all’Ex Alimarket ca. 50). Delle norme regalano la possibilità di permanenza presso il Centro in caso si assunzione e di percezione di un reddito.
A livello nazionale circa il 40% dei richiedenti asilo ottiene un titolo di protezione (5,3% rifugiati, 14,1% protezione sussidiaria, 20,8% umanitaria). I restanti sono destinati in teoria al rimpatrio, ma di fatto alla clandestinità. 
Per i costi di gestione della struttura, affittata a 39.000 € al mese, si utilizzano i 28 euro a persona al giorno che lo Stato assegna alla Provincia. I richiedenti asilo ricevo 2,5 € al giorno per le piccole spese, gli altri fondi servono per coprire i costi di personale delle organizzazioni incaricate (a turno ca. 5-8 persone, più le insegnanti e 5 bodyguards), vitto (mensa clab) e costi correnti. I bagni sono momentaneamente all’esterno della struttura.
Dall’apertura del Centro ex-Alimarket i Verdi hanno sempre sottolineando l’inidoneità della struttura, le gravi criticità dovute alla tipologia (un magazzino) ma soprattutto dovute ad un sovraffollamento inaccettabile di richiedenti asilo provenienti da diversi paesi con diverse usanze e costumi, con una ghettizzazione che ha prodotto e produce gravi tensioni, conflitti e problematiche con risvolti negativi sull’opinione pubblica oltre che un eccessivo sovraccarico del relativo quartiere/circoscrizione.
Il quadruplicarsi da novembre 2016 ad oggi all’interno della struttura del numero dei richiedenti asilo dovrebbe comportare un adeguato e proporzionale aumento del personale che accompagni a misure di accoglienza anche interventi di inclusione e corsi di educazione civica.
Inoltre l’ex Alimarket si adopererebbe meglio come struttura di primo arrivo, dove i richiedenti asilo possano stare per il tempo necessario alle prime visite sanitarie e incombenze burocratiche per poi essere assegnati ad altri centri di seconda accoglienza. 
 

  

Aiutarli a casa loro

Aiutarli a casa loro, una delle frasi di questa tossica narrazione del fenomeno della migrazione che si ripete all’infinito. In passato, e ancora più oggi, non li abbiamo aiutati a casa loro come avremmo potuto e dovuto (*). Con una mano abbiamo dato, ma con l’altra abbiamo tolto e preso. Abbiamo sfruttato le loro risorse e ricchezze e producendo armi bombardiamo le loro popolazioni inermi. Poi ci stupiamo se poco più dell’1% dei 65 milioni di persone in fuga nel mondo raggiunge la ricca Europa per cercare riparo da fame, povertà estrema, persecuzioni etniche e religiose, conflitti, cambiamenti climatici a cui noi stessi contribuiamo. E invece di cercare soluzioni concrete alla radice dei problemi, discutiamo senza fine tra destra e sinistra, tra cd. buonisti e razzisti, tra egoismi e ingiustificate paure, e lasciamo che il sistema di aiuto e accoglienza si blocchi e si ingolfi in una totale non volontà di gestione di un fenomeno che a livello europeo sarebbe assolutamente gestibile.

(*) Gli aiuti pubblici allo sviluppo e la loro efficacia vanno aumentati, il famoso 0,7% del prodotto nazionale lordo da destinare agli aiuti al sud del mondo che da decenni ci si pone come obiettivo per combattere fame e povertà rimane un miraggio per molti paesi. L’Italia é ferma allo 0,26%. Nel 2015/16 una parte dei fondi é stata però stornata per i richiedenti asilo in Italia e un’altra per l’esternalizzazione delle frontiere in progetti non proprio di sviluppo.

http://www.infodata.ilsole24ore.com/2017/04/25/paradosso-degli-aiuti-allo-sviluppo-confronta-contributi-dei-paesi-ocse/